PHILIPPE DAVERIO

PHILIPPE DAVERIO
Maggio 1992

Pare che la signora Johnson dicesse: “There is a wife of an Italian diplomat who is painting the ugliest places in Washington”, riferendosi alle periferie che che Anna Sogno stava dipingendo negli anni immediatamente successivi all’assassinio di John Fitzgerald Kennedy.

Finita la politica liberale della Nuova Frontiera, la presidentessa stava tentando di abbellire la capitale con la sua “beautification campaign”.

Eppure in quegli anni, la sensibilità di una milanese dava ragione ad una indagine alternativa sulla cupezza che stava crescendo negli Stati Uniti.

Erede della grande tradizione morale lombarda, formatasi pittoricamente nella Brera del dopoguerra, Anna Sogno vedeva l’America di allora non come “Great Society”, ma nelle ansie dei luoghi che più significavano l’altra faccia.

Allieva nella tecnica del modo di Tosi e De Pisis, e influenzata nell’animo dal pathos di Sironi, ha guardato e rappresentato Washington, Baltimora e Philalelphia con l’occhio indagatore che già era stato di Hopper e di Steinbeck e l’amore critico che più tardi si sarebbe potuto ritrovare nel miglior cinema di Altman.

Intellettuale professionista, partecipe di quel mondo internazionale della politica e dell’informazione che aveva stabilito i suoi quartieri a Georgetown, trovò la concentrazione e l’energia per un lavoro pittorico di cui questa mostra propone un’ampia selezione.

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