JANUS

JANUS
«La Gazzetta del Popolo», Torino 1978

In un ampio spazio del Teatro Nuovo, appositamente sistemato, vengono presentate e proposte esposizioni d’arte a cura dell’Associazione Culturale.

«I Venerdì d’Arte del Teatro Nuovo», con il patrocinio dell’Assessorato al Turismo e Tempo Libero della Regione Piemonte: un’idea che è certamente positiva e che consentirà in una città «impoverita» come Torino, di fare qualche confronto e forse di stimolare la presenza di insolite personalità.

Ora è l’occasione di Anna Sogno, una pittrice nata a Milano, dove è stata allieva di Funi e di Carpi, ma ormai torinese d’adozione, poiché a Torino vive da molti anni ed a Torino ha già presentato le sue opere in diverse occasioni. Si tratta quindi di un’artista nota ed affezionata ad una propria tematica.

I suoi ultimi quadri sono soprattutto invasi dal colore e dal rapido movimento di pennellate molto istintive. Il soggetto, spesso ripetuto da tela a tela, é quello della vegetazione, dei fiori, dell’erba, degli alberi, visti con esuberanza, da persona innamorata ed un po’ esaltata dalla natura; ma la natura ha bisogno, per essere domata, di maggiore freddezza: la ricerca del paesaggio può essere ingannevole come qualsiasi altra illusione estetica.

I quadri che ora espone, eseguiti con molto entusiasmo e con molta euforia, si sono, attraverso il tempo, rischiarati cromaticamente, sorretti come sono da una gioiosità interiore.

Dal «Dizionario delle Arti e degli Artisti del XX Secolo», edito nel 2174, si leggerà alla voce «Anna Sogno»:

«Pittrice italiana, trasse la sua ispirazione dai cimiteri delle automobili e dalle decomposte periferie delle metropoli. Apparvero nei suoi quadri mercatini rionali, giardini poveri d’erba e di luce, panchine sommerse dalla polvere, grigiore di tramonti, casupole sbilenche, stracci stinti ai balconi. Dipinse di preferenza tra l’Oriente e Torino, tra un oriente che scoprì la nascita e la morte delle macchine, ed una Torino che già si tingeva di colori asiatici. Pittrice impulsiva, per educazione sarebbe stata forse portata, all’invenzione di quadri leggiadri, ma il suo coraggio morale la sospinse su strade più aspre».

Dal quotidiano «La Stampa Europa» in data 13 febbraio 2174 alla pagina 64, dedicata di solito alle arti, si poteva leggere:

«Si è inaugurata ieri un’ampia mostra antologica della pittrice Anna Sogno che operò nel secolo ventesimo nella città di Torino. Come é noto, verso la fine del millennio questa antica metropoli fu travolta da una serie di crisi tecnologiche ed energetiche. Solo recentemente, dopo la ricostruzione della città, sono stati riscoperti nello strato geologico taurinense denominato dagli archeologici AZ una certa quantità di quadri che ora ci consentono di sapere come era la città di Torino alla fine del secondo medioevo. Queste immagini, trascritte con un linguaggio rapido e nervoso sembrano già consapevoli della crudeltà del disfacimento. La sua pittura ci riporta ad un tempo che oscillava tra la felicità e la disperazione: vi sono infatti nei suoi quadri colori vivaci e gioiosi ma talvolta sommersi da tonalità più cupe, da ombre fonde che circondano ogni immagine, da una specie di caligine che si sovrappone ai suoi pensieri. La sua pittura ci piace soprattutto perché ha il sapore della decadenza delle forme, in quell’epoca in uno stadio già molto progredito anche in campi diversi. È noto che i poeti ed i pittori di quel secolo ebbero spesso visioni catastrofiche intorno ai destini dell’umanità. Anna Sogno non fece eccezione, ma temperò questo pessimismo con l’intensità d’una coscienza capace di umana partecipazione».

Nell’edizione serale del quotidiano «La Stampa Notte» lo stesso giorno veniva pubblicata questa notizia:

«Recentemente è stata scoperta una lettera indirizzata alla pittrice Anna Sogno, scritta da un critico suo contemporaneo di nome Janus, e siamo lieti di riprodurla qui come commento alla mostra antologica che è stata recentemente inaugurata: ”Cara Anna, ho visto i tuoi quadri e ti ringrazio della tua cortesia. Essi sono certamente belli e interessanti, ma non bisogna dirlo perché il costume dei giorni nostri non lo consente. Ho molto simpatia per il tuo lavoro, ma soprattutto per il modo con il quale lo affronti, cioè con spirito di sacrificio e di modestia. Mi fa piacere scoprire che non sei una conformista.

Non sei certo esente da errori, come tutti noi, in modo particolare da una certa sovrabbondanza di tono, ma é questa una conseguenza della tua generosità d’animo.

Ti vorrei forse più pacata, ma insomma sei una pittrice che fa il suo dovere fino in fondo e questo è già molto, anzi é tutto quello che si richiede ad un’artista. Anche tu conduci in fondo una tua guerra personale e quindi ti auguro, ogni vittoria.

Ti abbraccio con affetto. Janus”».

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